Il saluto di addio all’Alpino Giuseppe (Pino) VATOVA
pronunciato nell’isola di San Michele, il cimitero di Venezia, il 9 giugno 2010.
A nome di tutti gli amici Alpini, ed a nome della “Fameia Capodistriana in esilio”, porto l’estremo saluto a te, Pino, una persona ben voluta, dal forte senso di amicizia che hai dispensato in tante circostanze ai tanti che ti hanno stimato.
Saluto in Te il Capogruppo degli Alpini di Pola, l'Artigliere alpino che, in precedenza, aveva svolto le funzioni di Segretario del Gruppo sin dalla ricostituzione che risale al 1970, quando la carica di Capogruppo era stata ricoperta dal tenente colonnello Umberto Cuzzi (fino al 1973) ed anche quando Capogruppo era stato il maggiore Amelio Cuzzi, fino al 1995, data in cui hai assunto tu la carica di Capogruppo.
Ricordo che ti abbiamo nominato Capogruppo all’unanimità, con l’ulteriore onere di rivestire anche la carica di Segretario.
Purtroppo, come anche nel Gruppo di Fiume e di Zara, i soci sono pochi e questi Alpini "Esuli in Patria", sempre in minor numero, sono sempre comunque tenacemente presenti nelle Adunate, orgogliosamente presenti con i loro tre gagliardetti e lo striscione che avverte «Vivi e morti sono qui!». Noi oggi siamo qui per sottolineare, come ebbe a dire Amelio Cuzzi «Il nostro non è protagonismo, ma sofferenza».
Anche tu, Pino, con la tua assidua presenza tra gli Alpini e con gli Alpini, simboleggiavi una memoria fatta di eventi, di testimonianze, di dolore, di affetti, una memoria che dovrebbe far parte della Storia d'Italia e degli Italiani, ma che tale non è per tanti che sono stati volutamente tenuti all’oscuro per opportunismo politico su ciò che è accaduto oltre mezzo secolo fa nei territori del nostro Confine Orientale.
Territorio che ti ha visto nascere, Pino, erede di una importante famiglia di Capodistria, dove il nonno Giuseppe Vatova era stato professore al Liceo classico Carlo Combi, mentre il papà Aristocle, insigne studioso di Biologia del Mare, vissuto in varie parti del mondo, ha sempre mantenuto un forte legame con la sua terra d’origine.
Ne parlo con orgoglio perché sono nato ed ho vissuto i miei primi 20 anni a Capodistria, città che anche Pino considerava la sua Patria (benché nato a Pola), perchè nel cimitero di Capodistria c’è una tomba monumentale, in marmo di Carrara, che conserva le spoglie dei suoi antenati.
Il grande impegno che Pino ha profuso in tutti questi anni per tenere unito e per far sopravvivere il Gruppo Pola è encomiabile, nel mantenere i contatti con gli iscritti che risiedono in tante diverse città a seguito di quella tragica diaspora dell’ultimo dopoguerra. Non ha mai smesso di presenziare ad incontri e adunate, all'insegna dei principi di fedeltà al Corpo degli Alpini, ed ha anche fatto parte della Protezione Civile con vari interventi di soccorso.
All’attività dell’Artigliere alpino Giuseppe Vatova si deve ascrivere il merito di essere riuscito a rintracciare ed a far tesoro di una documentazione fotografica testimoniante la cerimonia della costituzione del Gruppo che si è svolta il 1° marzo del 1970 a Venezia, nella sede della Sezione, che tuttora accoglie i tre Gruppi Alpini Esuli. In quella occasione, madrine furono, Albania, figlia dell’Eroe-martire Nazario Sauro, e la contessa Lina Tavoni, vedova della medaglia d'Oro alpina.
A Pino che è andato avanti, nel Paradiso di Cantore, che racconterà agli Alpini presenti Lassù, le vicende degli “Esuli in Patria” e la Storia fatta di memoria, di sentimenti, di nostalgie e di testimonianze d’amore per l’Italia, a Pino chiediamo di intonare quei canti di montagna che tanto amava e di rivolgere uno sguardo custode al nipote Juri ed al figlio Alvise per merito del quale, con il suo disegno, Pino ha realizzato questo fazzoletto da collo con la capra, simbolo della sua terra e con la scritta ISTRIA sul Tricolore della bandiera italiana.
Pino, noi, tutti insieme, ponendo la mano sul petto, ti diciamo PRESENTE !
Gigi D’Agostini